Stati membri e Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sull'utilizzo dei fondi europei al 95% per le opere di ricostruzione post-disastri naturali
come terremoti e alluvioni.
Il compromesso supera lo stallo a cui si era giunti dopo la richiesta di fissare la soglia al 90% avanzata dalla Germania e appoggiata da Olanda, Regno Unito, Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia.
La Commissione Ue aveva proposto l'uso del 100% dei fondi per lo sviluppo regionale (FESR), senza una quota di cofinanziamento da parte dei Paesi. Nel novembre scorso, la commissaria alla politica regionale Corina Cretu aveva proposto di cambiare il regolamento del Fesr in modo da consentire che potesse essere utilizzato senza cofinanziamento nazionale per le opere di ricostruzione nei Paesi devastati da catastrofi naturali. L'idea non aveva però convinto gli stati membri, che a fine marzo avevano concordato l'introduzione di una quota di cofinanziamento nazionale del 10%. Durante la riunione degli ambasciatori dei 28, il 24 maggio, Parlamento e Consiglio Ue hanno concordato di limitare al 5% l'importo che i Paesi saranno tenuti a versare.
"Questo significa che il contributo per alcune regioni quasi raddoppierà rispetto all'attuale livello del 50%. Il supporto totale per le regioni colpite da catastrofi potrebbe arrivare a 9,8 miliardi per il periodo 2014-2020", scrive il Consiglio in una nota. "L'accordo è espressione della nostra solidarietà. Riconosce che siamo tutti vulnerabili e abbiamo interessi condivisi nel supportarci a vicenda nel gestire disastri naturali", commenta il segretario parlamentare per i fondi Ue della presidenza di turno maltese, Ian Borg. L'intesa dovrà ora essere approvata ufficialmente da Consiglio Ue e Parlamento europeo per entrare in vigore. Nonostante il cambiamento dei termini di spesa, non ci saranno variazioni nel bilancio del Fesr per il periodo 2014-2020, che resta di circa 196,4 miliardi.